Scuola, TFA per il sostegno: la denuncia della Cisl, “nessun corso a Palermo per la scuola secondaria di primo e secondo grado”

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“Per motivi che non comprendiamo, l’Università di Palermo che si occupa dei corsi per il conseguimento del TFA da parte dei docenti di sostegno, non ha previsto nemmeno un posto per la scuola secondaria di primo e nemmeno uno anche per il secondo grado. Questo vuol dire che coloro che vogliono partecipare al corso per il titolo, dovranno recarsi ad Enna, Catania o Messina. Ci sembra davvero una scelta assurda che non farà aumentare il numero dei docenti di sostegno specializzati nel nostro territorio”. Cosi Vito Cassata segretario generale Cisl Scuola Palermo Trapani interviene denunciando le conseguenze della scelta dell’Università di Palermo sui numeri da assegnare per i TFA, lasciando fuori la scuola secondaria di primo e secondo grado. Cento sono i posti riservati agli aspiranti docenti di sostegno della scuola d’infanzia e 340 alla primaria. “Nessuno per la secondaria e non capiamo il perché, i docenti di Palermo e dell’area occidentale della Sicilia che volessero ottenere il titolo, sono così costretti a sobbarcarsi di ulteriori costi, oltre a quello dovuto per il corso, anche per gli spostamenti e l’alloggio. Così facendo, si danneggiano inoltre anche i tantissimi studenti diversamente abili che hanno bisogno del sostegno, spesso a causa dell’esaurimento delle graduatorie infatti mancano i docenti specializzati nelle scuole secondarie”. Scelte diverse invece a Catania, dove l’ateneo riserva 100 posti per il primo grado e 100 per il secondo grado, a Enna, dove la Kore ha programmato 30 per il primo e 100 per il secondo, e infine a Messina dove saranno 97 i posti per il primo grado della secondaria e 104 per il secondo. Cosi Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani conclude, “questa situazione dimostra quanto sia importante una interlocuzione fra l’Università e le parti sociali a monte delle decisioni e non quando si devono fronteggiare le conseguenze. Lo abbiamo appreso dal decreto pubblicato dal Miur, avremmo voluto contribuire a una programmazione più adatta alle esigenze degli studenti del nostro territorio. Il Rettore ci ascolti e se fosse ancora possibile si creino le condizioni per le modifiche necessarie”

 

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