Un “patto di fine legislatura” che eviti il disastro alla Sicilia. Metta il freno a fibrillazioni e guerre dentro e fuori dai partiti. E sottragga alla mannaia del default della Regione ben 150 mila lavoratori appesi in vario modo alle sorti dei conti regionali. A chiederlo, alla vigilia del giudizio di parifica della Corte dei conti e alla luce del rischio impugnativa della legge di stabilità ad opera del Consiglio dei ministri, la Cisl, che oggi a Palermo ha riunito i vertici di sedi provinciali e federazioni regionali. Per il sindacato guidato nell’Isola da Mimmo Milazzo, se governo e Ars, forze politiche di maggioranza e opposizione, non riescono, con il contributo delle parti sociali, a varare un pacchetto di provvedimenti necessari, “tanto vale trarne le conseguenze e restituire la parola agli elettori”.
Ma non è questo il primo punto all’ordine del giorno del dibattito, sottolinea la Cisl per la quale, semmai, “serve un’assunzione diffusa di responsabilità” di Governo, Parlamento e forze economiche e sociali. Un’alleanza sociale e istituzionale “necessaria tanto più alla luce di un governo che traballa e ogni giorno perde pezzi”, ammonisce il sindacato. Che lancia un “appello affinché sia impedito a ogni costo il naufragio finanziario e istituzionale e siano adottati, rapidamente, provvedimenti di ordinario buon governo che alzino un argine contro il rischio black-out economico e sociale”.
In Sicilia, avverte la Cisl, “il tessuto dell’economia continua a deteriorarsi, con un tasso di occupazione del 39%, il più basso d’Italia, e uno di disoccupazione giovanile che s’aggira sul 55%, lontano anni luce dal 22% medio rilevato a maggio nell’eurozona”. “Inoltre, nei primi mesi di quest’anno – precisa Milazzo – quasi novemila giovani siciliani tra 19 e 32 anni, in gran parte laureati e diplomati, hanno fatto la valigia per andare all’estero a cercare fortuna”. “È valorizzazione del capitale umano?”, domanda il segretario. “A me – ripete – pare un esodo di massa che impoverisce alle basi, l’economia e la società”.
Per l’esecutivo Cisl, il patto di fine legislatura dovrebbe prendere le mosse dalla “questione finanziaria da sciogliere con la buona volontà di tutti”. Perché, si legge in una nota, i nodi irrisolti del risanamento e delle mancate coperture, da un lato mettono a rischio i servizi alle comunità locali; dall’altro accendono un’ipoteca sul futuro di forestali (24 mila), precari di enti locali e sanità (20 mila), dipendenti di ex province (6 mila). Ancora, sui lavoratori di Comuni (90 mila) ed enti variamente collegati alla Regione (16 mila), che finirebbero col pagare anch’essi “il buco nero dei conti che non tornano”.
Le altre priorità che per la Cisl vanno inscritte nell’agenda dell’alleanza che il sindacato propone, sono: la riforma degli enti di area vasta; i precari di enti locali e sanità; il piano dei rifiuti e quello energetico regionale; la formazione professionale; il rilancio dell’industria con misure a sostegno delle piccole e medie imprese, specialmente. Poi interventi sulle infrastrutture, il sistema idrico integrato, la riorganizzazione della forestazione.