“Il welfare aziendale è una formidabile opportunità per una crescita diffusa della nostra società, oltre che uno strumento di coesione sociale e di partecipazione dei lavoratori. Ma bisogna fare molto di più. Come ha rilevato oggi il rapporto del Censis, se il welfare aziendale fosse esteso a tutte le imprese private, libereremmo più di 53 miliardi tra risparmi fiscali alle aziende (34mld) e valore delle prestazioni erogate ai lavoratori (19mld). In Italia solo un’azienda su tre pratica la contrattazione decentrata. E al Sud il ritardo si fa ancora più marcato. La soluzione sta nella contrattazione territoriale, già realizzata in settori come l’ edilizia, l’ artigianato, l’ agricoltura e parti del commercio”. Lo ha detto il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, intervenuto oggi alla presentazione del 4° Rapporto Censis- Eudaimon sul welfare aziendale. “Sono molto incoraggianti i dati della ricerca presentata oggi, una fotografia puntuale e aggiornata in un momento tanto difficile della storia nazionale. Una fase che ha accelerato la trasformazione del tessuto produttivo e sociale, determinando cambiamenti profondi, e per tanti versi irreversibili, nel nostro modo di intendere l’organizzazione del lavoro, le comunità produttive, i bisogni e le aspettative delle persone e delle loro famiglie”. Ma perché il welfare aziendale sia davvero un’opportunità di sviluppo per la Cisl occorre che vengano realizzate quattro condizioni:
• Serve una mappatura puntuale delle analisi dei bisogni, con una verifica altrettanto esaustiva sui risultati; occorre un rapporto contrattuale costante e vicino alla persona per dare al servizio un carattere dinamico e adattivo; vanno aumentate le competenze della bilateralità e degli strumenti paritetici di gestione; infine, va promossa la più capillare campagna di informazione tra lavoratori che spesso non sanno di avere diritto a prestazioni integrative” ha detto Sbarra. “Abbiamo bisogno di avvicinare le relazioni industriali alle comunità lavorative, tenendo saldo il riferimento nazionale di garanzia, ma sviluppando qualità e quantità degli accordi di prossimità, promuovendo un welfare contrattuale inclusivo, solidale, mutualistico, e soprattutto universale: che sia cioè accessibile a tutti, anche ai lavoratori deboli, alle persone con contratti a termine, i somministrati, gli operatori delle piattaforme digitali. Dobbiamo superare una visione massimalista che individua solo nei formalismi della legge e nella giurisprudenza il luogo delle tutele e della regolazione lavoristica. Impostazione che ha portato negli ultimi 20 anni ad un irrigidimento del mercato del lavoro, alla mortificazione di modelli partecipativi. Per la Cisl, al contrario, i tempi sono maturi per una svolta sul coinvolgimento dei lavoratori alla vita finanizaria e alla governance d’impresa, come previsto dall’Art.46 della Costituzione. Dbbiamo aprire un cammino partecipato di riforme, verso un Contratto che unisca Istituzioni, sindacato e mondo dell’impresa su obiettivi strategici comuni. La Cisl metterà tutta l’energia della propria comunità, in ogni luogo di lavoro, in ogni territorio, per rinsaldare un protagonismo sociale da cui dipende il futuro del Paese”, ha concluso Sbarra.