Ansaldo Breda, vendita ad Hitachi, Fim Cisl “escluso sito di Carini, tutela per i lavoratori”

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Ormai è ufficiale, il Cda di Finmeccanica e di Hitachi riuniti contemporaneamente a Roma e Tokio, hanno formalizzato ieri la decisione del passaggio di proprietà Ansaldo Breda e Ansaldo STS al gruppo giapponese, operazione che esclude il sito di Carini.
La decisione, rende noto una nota della Fim Cisl nazionale, comporterà un processo di passaggio del 100% delle azioni Finmeccanica di Ansaldo Breda e del 40% di quelle Ansaldo STS, che durerà alcuni mesi, mentre il restante 60% di STS dovrà essere acquistato dalla borsa. Hitachi è un gruppo con circa 330.000 addetti con un fatturato complessivo intorno ai 74 mld. La divisione Social Infrastructor che contiene il settore trasporti di Hitachi, ha circa 11 mld di fatturato: all’interno della divisione, il ferroviario concentra il suo quartier generale a Londra e ha una produzione in Europa che rappresenta 1,2 mld di fatturato e 2.900 addetti. Gli stabilimenti interessati saranno gli attuali con l’esclusione, dunque, dello stabilimento di Ansaldo Breda Palermo, sul quale sono già in corso incontri anche in sede ministeriale,per trovare soluzioni industriali ed occupazionali a garanzia dei lavoratori di Carini. “Per 130 lavoratori si ipotizza un ulteriore criticità rispetto ai quali va aperto un confronto per evitare situazioni traumatiche” fa sapere Michele Zanocco della Fim Nazionale.
“La decisione di vendere il settore trasporti da parte di Finmeccanica è stata assunta già nel 2013 con l’avvallo sia del Ministero delle Finanze che del Ministero dello Sviluppo Economico e non rispondeva a scelte industriali ma alla necessità di ‘fare cassa’ per ripianare i debiti della Holding generati da una gestione dissennata che ha prodotto la situazione drammatica a cui oggi sia come paese che come organizzazioni sindacali siamo chiamati a rispondere. Oggi dopo il risanamento, l’amara decisione di vendere Ansaldo Breda e Ansaldo STS ai giapponesi dell’Hitachi risponde ad una scelta di carattere industriale, con maggiori opportunità di prospettiva e di penetrazione nei mercati grazie alla possibilità di investimento che la Holding italiana non sarebbe stata in grado di garantire”.
La Fim Cisl considera “indispensabile avviare sin da subito il confronto sul piano industriale del Gruppo per verificarne la garanzia della permanenza nel nostro paese delle competenze ingegneristiche e la solidità di prospettiva attraverso il potenziamento delle capacità tecnologiche, produttive e commerciali.

 

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