Lavoro: Cisl “serve chiarezza su riforma ammortizzatori sociali”

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La Cisl disponibile ad interventi di carattere restrittivo, ma chiede che si prosegua sulla strada di una universalizzazione del sistema delle tutele in costanza di rapporto di lavoro.

 

Roma, 21 ottobre 2014- “Apprezziamo l’intenzione di razionalizzare in diversi modi l’utilizzo della cassa integrazione, nonchè il rilievo dato ai contratti di solidarietà, come richiesto dalla Cisl. Siamo invece preoccupati sia per la revisione dei limiti di durata che per la cancellazione della cassa integrazione per cessazione di attività, situazione in cui vanno fatti salvi i casi in cui siano state avviate procedure per l’acquisizione da parte di un nuovo proprietario. Ma il punto centrale, per la Cisl, è quello relativo all’ambito di applicazione: va chiarito cosa si intenda quando si fa riferimento, senza precisare meglio, alla “revisione dell’ambito di applicazione della cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria e dei fondi di solidarietà di cui alla legge n.92/2012”. La Cisl non solo non è disponibile ad interventi di carattere restrittivo, ma chiede che si prosegua sulla strada di una universalizzazione, realmente percorribile, del sistema delle tutele in costanza di rapporto di lavoro rispetto a tutti i settori merceologici e per tutte le classi dimensionali d’impresa. Questo non deve essere uno slogan, ma una opzione chiara da declinare con misure concrete e soprattutto con adeguate coperture finanziarie . La Cassa integrazione va non solo mantenuta senza riduzione alcuna delle durate previste dalla legge, ma anche estesa a tutti i lavoratori. Finché non sarà completata l’estensione delle tutele alle aziende e settori scoperti, va finanziata la cassa integrazione in deroga.

 
Tutele in caso di disoccupazione
 

Per quanto riguarda gli interventi di rimodulazione dell’Aspi, siamo contrari all’introduzione di massimali sulla contribuzione figurativa, a meno di non riferirsi a retribuzioni particolarmente elevate.
Soprattutto il testo non contiene alcun riferimento all’aumento delle durate dell’Aspi, che la Cisl chiede di allungare per tutti i lavoratori, indipendentemente dall’età, almeno a 24 mesi.
Consideriamo di grande rilievo l’estensione del campo di applicazione dell’Aspi, ma perché si possa parlare di universalità della prestazione è necessario che siano considerati tutti i lavoratori iscritti alla Gestione Separata Inps con caratteristiche di monocommittenza, non i soli co.co.co., anche in considerazione del fatto che questa tipologia contrattuale, come annunciato dal Governo, potrebbe essere eliminata, benché ciò non sia esplicitato nella formulazione della relativa delega.
Quanto, infine, all’utilizzo dei percettori di ammortizzatori sociali da parte delle comunità locali, crediamo che ciò determini il rischio di reintrodurre massicciamente il ricorso a lavori socialmente utili o di pubblica utilità.
Occorre operare invece nell’ottica di un rafforzamento delle politiche attive, come previsto dall’altra specifica delega.

 
Delega al Governo in tema di politiche attive e servizi per l’impiego
 

La CISL condivide la scelta di avviare, finalmente, un percorso di profonda rivitalizzazione dei servizi per l’impiego, che nel testo del disegno di legge sono ‘arricchiti’ da due nuovi strumenti operativi rappresentati dal fascicolo elettronico unico e dalla bilateralità.
E’ positivo il nuovo modello di “governance” che dovrebbe puntare ad omogeneità e coordinamento dei servizi per il lavoro, che potranno essere meglio realizzati attraverso la prevista creazione di un’Agenzia nazionale, in armonia con gli altri livelli istituzionali.
Apprezziamo anche la promozione della sinergia tra il sistema pubblico e quello privato che dovrà operare a valle della definizione di criteri per l’accreditamento, anche attraverso il potere di surroga della Agenzia.
Non ci si può, tuttavia, illudere, che sia sufficiente modificare il sistema di “governance”.
Resta indispensabile la definizione di investimenti a tutti i livelli che potenzino le risorse finanziarie, umane e strumentali per una effettiva funzionalità dei centri per l’impiego.
Senza affrontare questo aspetto non sarà possibile avviare percorsi effettivi di politiche attive fruibili per tutti i cittadini in ogni area del Paese.

 
Delega al Governo in tema di tipologie contrattuali e rapporti di lavoro
 

Resta lo scetticismo della Cisl circa la reale capacità di nuovi interventi sulla flessibilità del lavoro di creare occupazione.
L’obiettivo è quello di spostare occupati da contratti meno tutelati e precari a contratti meglio tutelati.
E’ quindi importante che il testo approvato dal Senato abbia introdotto esplicitamente, accogliendo una nostra richiesta, la possibilità di superare alcune tipologie contrattuali, benché senza ulteriori specifiche.
Rispetto al testo originario, non è stata invece modificata la parte relativa al contratto a tutele crescenti, che si limita ad indicare l’introduzione di questo nuovo istituto senza esplicitare quali saranno le tutele.
La Cisl chiede che a fronte dell’introduzione del nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che deve restare circoscritto ai nuovi assunti, venga superato il ricorso ad alcuni contratti che danno luogo a frequenti abusi, a partire dalle forme di lavoro autonomo utilizzate in sostituzione del lavoro dipendente, come l’associazione in partecipazione e le collaborazioni coordinate e continuative, e venga realizzato un contrasto serio ed efficace all’utilizzo delle false partite IVA.
Contemporaneamente va sostenuto chi sceglie il lavoro autonomo vero, migliorando le tutele degli iscritti alla Gestione Separata Inps.
E’ positiva la realizzazione di un codice semplificato del lavoro che favorirebbe investitori e imprese ed aiuterebbe i lavoratori ad essere maggiormente consapevoli dei loro diritti e doveri.

 
Nello specifico del nuovo contratto a tutele crescenti per la Cisl è necessario:
 
* che la reintegra in applicazione dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori resti inalterata nei casi di licenziamento illegittimo di tipo discriminatorio e disciplinare ;

* che l’art.18 in caso di licenziamenti economici non si applichi solo per un primo periodo, ben definito, durante il quale la reintegra dovrà essere sostituita da un’ indennità economica adeguatamente maggiorata rispetto a quella attuale;

* che al lavoratore eventualmente licenziato nel periodo di non vigenza dell’art.18 sia offerta una concreta opportunità di riqualificazione professionale, anche attraverso specifico voucher.
 

La parte relativa al salario minimo, pur con qualche ambiguità nella formulazione, recepisce in parte le nostre proposte, riferendosi ai soli ambiti non coperti da contrattazione collettiva.
Il riferimento alle co co co risulta però non coerente con l’annuncio che queste dovrebbero essere tra le tipologie contrattuali da eliminare.
La formulazione deve invece riferirsi agli iscritti alla gestione separata con caratteristiche di monocommittenza.
Per non disincentivare l’applicazione dei minimi salariali contrattuali va inoltre chiarito che l’uscita di un’azienda dal rapporto associativo con un’organizzazione datoriale non costituisce motivo per non applicare i minimi salariali del CCNL.
Gli interventi sul demansionamento e sui controlli a distanza, per garantire l’equilibrio tra le esigenze organizzative aziendali e le necessarie tutele per i lavoratori, dovrebbero vedere uno spazio per la contrattazione aziendale.

 
Delega al Governo in tema di semplificazione degli adempimenti in tema di lavoro
 

Riteniamo positive le semplificazioni. Si dovrà tuttavia porre particolare attenzione sui temi, più delicati, delle sanzioni, del libretto formativo e delle dimissioni.
In particolare, sul contrasto alle dimissioni in bianco ci riserviamo di valutare il decreto delegato di attuazione, a fronte del fatto che sulla materia è già intervenuta la legge n. 92/12.
 
Delega al Governo in tema di maternità e conciliazione vita-lavoro
 
E’condivisibile il percorso di ricognizione delle prestazioni di maternità, al fine di estendere il sistema di misure esistenti, ma non si è colta l’occasione per inserire uno strumento universale di tutela come livello essenziale svincolato da requisiti contrattuali, reddituali o contributivi.
Del tutto condivisibile un incentivo volto alla contrattazione specifica di misure di conciliazione.
Interessante la volontà di fornire una cornice legislativa al fenomeno della cessione delle ferie, ma la gestione va affidata alla contrattazione.

 

Fonte: Cisl.it
 

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