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Fonte: Link Sicilia Palermo
Assomiglia sempre più a un bollettino di guerra la mappa delle vertenze “calde”: dai call center ai metalmeccanici, passando per le partecipate e il commercio. Fotografia di un’economia boccheggiante.
PALERMO – Aziende in crisi, ditte che chiudono i battenti, tavoli regionali e nazionali per provare a salvare i posti di lavoro. Assomiglia sempre più a un bollettino di guerra la mappa della crisi a Palermo e dintorni, con marchi storici che abbassano le saracinesche e grandi fabbriche a corto di commesse. Una crisi che non risparmia alcun settore, dai call center ai metalmeccanici passando per le partecipate degli enti locali. LiveSicilia ha passato in rassegna le principali vertenze. E la fotografia che ne viene fuori non è affatto confortante.
“La crisi a Palermo non nasce oggi – dice Mimmo Milazzo, segretario provinciale della Cisl – ma dalla dismissione della Fiat che risale a diversi anni fa. Abbiamo lottato per rilanciare i Cantieri navali, ma è indispensabile che il presidente Crocetta si assuma la responsabilità di revocare i bandi andando incontro alle esigenze di Fincantieri. Oggi a Palermo mancano veri industriali e tutto poggia sul pubblico e sulle partecipate, sistema che va rivisto potenziando queste aziende ma rendendole efficienti, garantendo buoni servizi e livelli occupazionali. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un posto di lavoro, ma ci vuole uno sforzo congiunto delle istituzioni e del sistema produttivo. Tutto poggia sul terziario che oggi è in crisi”. “Palermo è una città dalle grandi sofferenze ma anche dalle grandi potenzialità – dice Maurizio Calà, segretario provinciale della Cgil – quello che manca è la capacità di visione della classe dirigente. Bisogna ridare spinta alla natura produttiva di questa terra, che c’è sempre stata, a partire dal fatto che in una provincia come Palermo ci sono quattro settori storici come auto, informatica, navalmeccanica e ferrovia. La classe politica ha invece gonfiato in modo innaturale il pubblico impiego, per questo serve una riforma seria del pubblico impiego e una scommessa sul settore industriale”. “Il tessuto industriale di Palermo – dice Antonio Ferro, segretario provinciale della Uil – era già debole e oggi viene messo in grave pericolo dalla crisi. Bisogna difendere tutti i posti di lavoro. Sul pubblico, viste le minori risorse, bisogna rivedere la struttura complessiva delle partecipate e il modo in cui si spendono i soldi dei cittadini, evitando di sprecare i fondi comunitari”.
ALMAVIVA E’ uno dei call center più grandi di Palermo e conta 4.500 dipendenti circa. Da mesi l’azienda, che ha sedi anche all’estero, chiede alle istituzioni locali una sede dopo aver però rifiutato quella proposta di via Ugo La Malfa. E’ stato anche siglato l’accordo che ha introdotto la mobilità volontaria e i contratti di solidarietà.
GESIP Cassa integrazione in deroga in scadenza il 30 giugno per 1.700 dipendenti, ma soprattutto nessuna prospettiva per il 2015. La Gesip è probabilmente, tra le partecipate, quella più in bilico. Il Comune di Palermo ha chiesto al governo nazionale altri sei mesi di Cig e vorrebbe applicare dal prossimo anno i contratti part-time, ricollocando una parte dei dipendenti nelle altre aziende contando sull’esodo incentivato e i pensionamenti. Ma i tempi stringono e i numeri non sono a favore del Comune, che ha a disposizione 20 milioni di fondi strutturali che rischiano però di essere insufficienti.
GRANDE MIGLIORE Anche il quarto bando per l’affitto dei locali di viale Regione siciliana è andato deserto, nonostante la manifestazione di interesse del gruppo Bellavia. Sono stati avviati i licenziamenti collettivi per 169 dipendenti, mentre 80 sono stati riassorbiti nel polo Notarbartolo e a Trapani. Il tribunale adesso dovrà nominare un liquidatore o curatore fallimentare, con quest’ultimo che potrebbe tentare altre strade.
FIORENTINO La storica gioielleria palermitana ha annunciato il licenziamento dei suoi 23 dipendenti e chiuderà a breve i battenti. Si registra l’interesse di alcuni imprenditori che potrebbero rilevare l’attività.
BAR MAZZARA Lo storico bar che ha ospitato vip, politici e scrittori come Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha chiuso i battenti, licenziando 32 dipendenti.
ACCENTURE Call center con circa 270 dipendenti, gestisce una commessa di British Telecom che però ha annunciato di voler disdire il contratto.
FOR YOU Call center palermitano che conta 400 dipendenti. Sono già in atto i contratti di solidarietà, ma anche qui la carenza di commesse mette a repentaglio i posti di lavoro provocando esuberi.
RAP La società del comune di Palermo per la raccolta dei rifiuti, che ha sostituito la vecchia Amia, conta 2.300 dipendenti. Palazzo delle Aquile non ha ancora approvato in via definitiva il nuovo contratto di servizio, che dovrebbe garantire 130 milioni l’anno, e i sindacati hanno annunciato proteste nel caso in cui sorgano ritardi per gli stipendi di giugno e la quattordicesima. L’azienda intanto continua a registrare perdite mensili.
FIAT La cassa integrazione in deroga per i 1.200 operai è stata prorogata fino a dicembre. 174 lavoratori della Lear corporated e Clearmprem, aziende dell’indotto, sono in mobilità, mentre per i circa 150 lavoratori della Bienne Sud e altre aziende di servizi si aspetta la firma dell’accordo per gli ammortizzatori in deroga. Attualmente, per le ipotesi di reindustrializzazione, si attende la convocazione del 26 giugno a Roma con le aziende interessate, in particolare quelle che operano del settore della auto ibride ed elettriche di nuova generazione. I sindacati attendono di conoscere i piani industriali delle altre tre aziende che al momento hanno mostrato interesse nei confronti dell’ex stabilimento: Mossi e Ghisolfi, Biogen e Landi. Ancora in sospeso la nuova firma dell’accordo di programma quadro, siglato nel febbraio del 2011 con il ministero allo Sviluppo economico che prevedeva il finanziamento di 350 milioni di euro, di cui 100 statali destinati al sostegno degli investimenti e 250 regionali. Le somme regionali sono state divise in due tranche, una parte destinata alla reindustrializzazione e dunque agli investimenti e l’altra oggetto della sigla dell’accordo di programma firmato ad ottobre del 2011 per la realizzazione di opere infrastrutturali come strade provinciali, opere idrauliche, opere di urbanizzazione primaria, il collegamento con l’interporto di Termini.
KELLER Opera nel settore dei veicoli ferroviari ma è in liquidazione. I 192 lavoratori godono della Cig in deroga. Hanno manifestato interesse per i capannoni dello stabilimento la Talgo e la Awrail, che potrebbero utilizzarli per la costruzione di vagoni e per la manutenzione nel settore ferroviario utilizzando le professionalità e gli impianti di Carini. In particolare la Awrail intende sviluppare un servizio passeggeri con vocazione turistica per colmare i vuoti del servizio regionale. Intanto i sindacati hanno chiesto al governo regionale di poter applicare gli ammortizzatori sociali conservativi propedeutici alla ristrutturazione e alla riattivazione del sito industriale, e di chiedere a Keller di fermare la procedura di mobilità.
ITALTEL L’azienda di Carini opera nel settore delle telecomunicazioni e conta 230 addetti. Un accordo è stato siglato lo scorso 25 gennaio per evitare gli esuberi annunciati a livello nazionale di circa 300 unità e prevede il contratto di solidarietà per circa 150 dipendenti e la cassa integrazione straordinaria per 38 unità con rotazione trimestrale. E’ stata inserita inoltre anche la mobilità volontaria per l’esodo incentivato. Il piano industriale è stato approntato sulla base della crisi del settore e la carenza di commesse lamentata dall’azienda.
SELITAL Con sede a Carini, realizza schede elettroniche. Su 180 lavoratori, è stata prevista la Cigs per circa 113 unità. In atto c’è il contratto di solidarietà per le aree del settore indiretto che interessa 40 lavoratori.
ANSALDO BREDA Sono 160 gli operai dell’azienda carinese (che opera nel settore del materiale rotabile), per la quale è stata approvata la cassa integrazione ordinaria a rotazione (circa 50 unità). A marzo è stato siglato un accordo che ha fermato al momento l’ipotesi di chiusura dello stabilimento, avanzata da Finmeccanica. Il testo prevede cassa integrazione ordinaria a rotazione per gli operai, la ricerca di soluzioni industriali per alleggerire il ricorso agli ammortizzatori sociali, l’impegno di Finmeccanica a non chiudere lo stabilimento di Carini ma di inserirlo nel piano complessivo di rilancio del gruppo nell’ambito del settore trasporti.
TECNOZINCO L’azienda di Carini realizza le zincature a caldo e impegna circa 40 operai. Attualmente sono 23 i dipendenti in cassa integrazione ordinaria a causa della mancanza di commesse e della crisi aziendale.
EFFEDI L’azienda è chiusa da due anni, i 65 dipendenti sono attualmente in mobilità. Per alcuni lavoratori under 40 ad aprile scadrà l’ammortizzatore sociale.
PALITALIA Anche questa azienda, che realizzava pali dell’illuminazione, è chiusa da due anni, i circa 55 lavoratori sono in mobilità.
FINCANTIERI Sono stati circa 500 gli operai in cassa integrazione, ma l’accordo tra azienda e sindacati ha previsto una graduale riduzione degli ammortizzatori sociali che potrebbero essere presto azzerati. Serve però il cofinanziamento negli investimenti della Regione per lo sviluppo del bacino da 80 mila tonnellate per l’off-shore. I cantieri palermitani si occuperanno tra le altre cose di quattro navi della Msc e di 22 paratie metalliche in acciaio per il Mose di Venezia. Difficile la situazione dell’indotto, che nel punto di massima produzione ha riguardato fino a 2mila addetti.
AUTOGRILL La società che gestisce i servizi di ristorazione all’aeroporto di Palermo rischia di dover licenziare 23 dipendenti per via delle perdite registrate. Per il momento non c’è accordo con i sindacati.
K&K La società che opera nella grande distribuzione del commercio in provincia di Palermo e Caltanissetta ha annunciato 86 licenziamenti. I lavoratori saranno fino a luglio in cassa integrazione.
APS La società che gestiva il servizio idrico di 52 comuni del Palermitano dovrebbe lasciare il posto alla siracusana Onda Energia, ma la firma della convenzione non è stata ancora posta e il futuro di 204 dipendente è in bilico.