Anticipazione dati Svimez, Cisl “va ripensato il modello di sviluppo del Mezzogiorno”

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“La crescita economica del Mezzogiorno nel 2017 è stata sostanzialmente equivalente a quella del resto del Paese e gli investimenti privati hanno avuto un incremento del 3,9% e, quindi sono stati leggermente maggiori rispetto al centro nord attestando un sistema privato meridionale/insulare che nonostante il permanere di grosse difficoltà sta reagendo alla crisi”. Così il Segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga, commenta le Anticipazioni del Rapporto Svimez 2018, presentate oggi. “Il problema vero è che nel Mezzogiorno continuano a permanere diseconomie ataviche che non consentono la piena ripresa dell’area: la deindustrializzazione, la debolezza infrastrutturale, lo spopolamento di molte aree interne con l’abbandono di territori sempre più vasti, l’incremento degli indici di povertà, rappresentano alcuni degli aspetti di maggior criticità che non aiutano il processo di ripresa dello sviluppo e della crescita meridionale, acuita da un insufficiente andamento della spesa pubblica e in particolare di quella ordinaria della Pubblica amministrazione, inferiore di ben 7 punti rispetto al 2008. Un dato in controtendenza rispetto al Centro Nord che, sebbene di pochissimo, è cresciuta dello 0,5%. Una ripresa che secondo Svimez continuerà a rallentare nei prossimi anni, aspetto che preoccupa la Cisl considerato che gli squilibri rispetto agli investimenti continuano a rendere critica la situazione sociale dell’Area. Nel Mezzogiorno i dati attestano che l’occupazione avrebbe anche ripreso a crescere, ma trattasi di posti di lavoro precari mentre ancora mancano 300.000 posti di lavoro per raggiungere i già bassi livelli occupazionali pre-crisi. Preoccupa in particolare l’andamento del dato sulla povertà che registra una presenza non più soltanto nelle famiglie con componenti in stato di disoccupazione, ma riguarda anche nuclei il cui capofamiglia è occupato o in pensione. Pesa su tutto il lavoro non regolare e il basso tasso di trasformazione del lavoro dal tempo determinato all’indeterminato. Prosegue il perdurare della condizione di stallo demografico acuito ulteriormente dall’incidenza delle migrazioni caratterizzatesi sulla popolazione giovanile ad alto tasso di scolarizzazione. Si va via, non solo perché non si trova lavoro, ma anche per i divari del sistema dei servizi, che, secondo il dato Svimez, soltanto in Basilicata e Abruzzo presentano livelli di assistenza essenziali adeguati. Per la Cisl occorre rompere l’attendismo e concertare immediatamente con il Governo un piano articolato che punti alla ripresa del Paese fondata su sinergia, innovazione, adeguamento delle infrastrutture compreso il rafforzamento delle reti digitali ma soprattutto insistendo su una lotta decisa ai generatori delle diseconomie. Il Mezzogiorno dovrà poter contare nella ripresa degli investimenti, la conferma degli incentivi per l’occupazione a tempo indeterminato, lo sblocco della progettualità inserita all’interno dei patti sottoscritti negli anni scorsi fra Stato e regioni del Sud. Nel Mezzogiorno dovrà essere irrobustita la spesa per i servizi pubblici parificandola, proporzionalmente, a quella delle altre regioni del Paese. Investimenti sul sistema pubblico che dovranno essere accompagnati da un rafforzamento dell’investimento sui servizi a partire da quelli alle persone. Occorre allora, anche sulla scorta del dato Svimez, promuovere un negoziato fra Sindacato e Istituzioni utile ad innovare e rafforzare strutture e servizi del Mezzogiorno, intervenendo per dare impulso alle attività produttive, accrescendo e migliorando le opportunità, ma soprattutto non azzerando quanto di positivo è stato già avviato, perché la crescita è un percorso incrementale che si porta avanti solo con la responsabilità di tutti gli attori sociali e istituzionali. In particolare dovranno essere individuate misure per combattere la povertà e la disoccupazione rafforzando quanto di innovativo e positivo si è sviluppato in questi anni. Mai come oggi, il dato Svimez sollecita la necessità di ripensare il modello di sviluppo del Mezzogiorno che deve puntare sul capitale umano e sulla sua riattrazione nelle aree di origine, sulla valorizzazione delle risorse delle Comunità, sull’innovazione e sulla creatività per costruire una nuova idea di crescita in cui si armonizzino la creazione del valore economico, lo sviluppo sociale e la sostenibilità ambientale del territorio. Sono queste le esigenze che la Cisl pone al Governo per perimetrare la cornice strategica verso quel grande orizzonte unitario per il Paese rifondato su principi di condivisione, coesione e partecipazione utile a restituire competitività alle aree meridionali e insulari del Paese.

 

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