Welfare, Bernava: “troppo bassa spesa sociale. Serve patto per rigenerare Paese”

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“La Cisl ha deciso di investire sulla contrattazione sociale nei territori per aprire una nuova stagione di partecipazione sindacale”. Così il Segretario confederale Maurizio Bernava, nel corso dell’Assemblea dei contrattualisti sociali della Cisl. “Dai nostri dati emerge una realtà sociale dove crescono forti elementi di disagio e marginalità che obbliga anche il sindacato a cambiare ed attrezzarsi per far diventare la pratica della ‘contrattazione sociale territoriale’ una strategia condivisa, e con piena legittimazione politica, conosciuta e riconosciuta dentro e fuori la nostra organizzazione”, ha sottolineato illustrando la ricerca della Cisl sulle politiche sociali e rilanciando “un patto sociale per rigenerare il Paese”, presentata nel corso dell’Assemblea Nazionale dei Contrattualisti della Cisl. Tra il 2009 e il 2013, la spesa sociale dei Comuni, in Italia, e’ scesa del 2,7%.
La spesa sociale degli enti locali dal 2009 al 2013 è diminuita del 2,7% con punte che raggiungono il -29% in Calabria e -13% in Liguria e Umbria. In questi cinque anni sono “andati persi circa 250 milioni di euro”. Andamenti in controtendenza si registrano invece in Puglia (+25%), Abruzzo (+23%) e Basilicata (+7%). Per quanto riguarda l’indice di ‘propensione al sociale’, nel 2013 è risultato più alto nel comune dell’Aquila (56,9% della spesa corrente), mentre all’ultimo posto si è piazzato il comune di Caserta con appena il 3,6% della spesa corrente destinata a servizi sociali.
Nell’Osservatorio la Cisl ha raccolto dal 2008 ad oggi 3.653 accordi di contrattazione sociale siglati dai sindacati a livello territoriale, con una media negli ultimi quattro anni di circa 800 ogni anno. Sono, evidenzia il rapporto, le intese per le politiche socio familiari a caratterizzare oggi il quadro della contrattazione sociale nel Paese, seguiti dagli accordi in tema di politiche fiscali, tariffarie, prezzi, welfare occupazionale, politiche socio sanitarie. In più del 90% dei casi gli accordi sono stati siglati dai sindacati con la pubblica amministrazione, mentre per più del 70% sono volti a difendere e mantenere i sistemi di welfare esistenti, poco più del 20% sono orientati a fare innovazione sociale e meno del 10% a contrattare riduzione di servizi.
“Nonostante le migliaia di accordi ed intese nei territori, la contrattazione territoriale non ha ancora registrato una diffusione omogenea in tutte le realtà del paese”, ha aggiunto Bernava. “Per realizzare questo importante progetto, la Cisl da una parte si propone di portare il proprio contributo partecipativo per la realizzazione di un patto sociale con la politica, le istituzioni locali e nazionali, gli enti locali e il partenariato; dall’altra – ha proseguito Bernava – ha deciso di investire sulla contrattazione sociale nei territori per aprire una nuova stagione di partecipazione sindacale”. Al centro anche la riforma del welfare nazionale: “Chiediamo al Governo di realizzare subito un sistema di governance (regia unitaria) per tutto il welfare cui destinare risorse sufficienti, stabili e meno frammentate e costruire un rapporto di reale cooperazione strategica tra Stato Regioni e Comuni orientato e sostenuto dalla partecipazione dei soggetti sociali”, ha affermato ancora Bernava, aggiungendo che “la Cisl è pronta, attrezzata, motivata e consapevole dell’impegno straordinario che bisogna mettere in campo ed è consapevole che le riforme sociali si possono realizzare se si investe nel dialogo sociale e nel confronto”. Il segretario Annamaria Furlan ha aggiunto “negoziare sul territorio per ricostruire il welfare: è questo il compito dei contrattualisti sociali che oggi la Cisl ha riunito in assemblea nazionale a Roma. “La parola d’ordine però è riprogettare in sistema di welfare secondo paradigmi nuovi. Ed è su questo terreno che il sindacato di via Po vuole spendere le sue energie” a cominciare dalla prossima Assemblea Organizzativa che si terrà a novembre a Riccione. ”La contrattazione territoriale e sociale deve essere un impegno di tutto il sindacato, non solo della Confederazione o della categoria dei pensionati. E deve essere rivolta a fornire risposte adeguate alle persone a partire dai bisogni dei più deboli”. Non giocare questa partita sul territorio per Furlan sarebbe un errore imperdonabile per il sindacato. Innanzitutto perchè verrebbe a mancare ad una funzione di rappresentanza, ma soprattutto perchè non si vedono al momento altri soggetti che possano svolgere un ruolo di questo tipo per la tutela dei diritti di tutti i cittadini. Per superare l’attuale fase di crisi, ha sottolineato la segretaria generale della Cisl, “bisogna puntare sulla coesione sociale e sulla partecipazione”. Perciò occorre un nuovo patto sociale che la Cisl intende rilanciare sia a livello nazionale, ”dove le orecchie sembrano un pò arrugginite”, che locale.
Un patto che rilanci un modello economico e sociale di tipo inclusivo e solidaristico accantonato negli ultimi anni in cui ha prevalso il pensiero unico della finanza speculativa e del mercatismo. ”Il modello speculativo- ha sottolineato Furlan – ha fallito perchè ha portato miseria e disperazione in tanti paesi del mondo. E il metro di tale fallimento è espresso in maniera chiarissima nei discorsi e nell’ ultima enciclica di Papa Francesco. Perciò occorre riproporre un modello economico diverso, dirompente, che metta da parte l’idea della finanziarizzazione dell’economia per valorizzare l’economia reale ed inclusiva. Ma per far ciò occorre compiere un salto culturale, anche nel sindacato, ma soprattutto in politica, se si vuole superare l’attuale fase di paralisi economica e sociale. Anche a livello europeo occorre un cambio di paradigma.”L’esperienza della crisi greca, ha detto Furlan, ha reso evidente che il fiscal compact e lo statuto europeo sono stati tutt’altro che generosi e solidali. Ma è arrivato il momento di dire che la priorità, se si vuole davvero salvare l’Europa, non sono i conti ed i debiti, ma realizzare nei fatti un modello solidale ed inclusivo”.   

 

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