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Esecutivo Cisl nazionale “presenteremo proposta di riforma del sistema fiscale”

 

Un progetto di legge delega di iniziativa popolare che spinga il governo ad adottare una riforma del sistema fiscale, che sostenga la crescita, lavoro e consumi; garantisca più risorse a chi lavora, ai pensionati e alle aree sociali medio basse; i servizi ai cittadini, senza ricorrere all’aumento della fiscalità locale; valorizzi la lotta all’evasione fiscale a livello nazionale e locale. Ad approvare l’iniziativa ieri è stato il comitato esecutivo della Cisl nazionale.
Segue l’intero documento approvato ieri.

Il Comitato esecutivo della Cisl approva l’iniziativa di presentare un progetto di legge delega di iniziativa popolare che spinga il Governo ad adottare una riforma del sistema fiscale per:
– far crescere il Paese, sostenendo il lavoro e i consumi;
– dare più risorse a chi lavora, ai pensionati e alle aree sociali medio basse;
– garantire i servizi ai cittadini, senza ricorrere all’aumento della fiscalità locale;
– valorizzare la lotta all’evasione fiscale a livello nazionale e locale;
– realizzare una grande operazione redistributiva di ricchezza e di reddito a favore delle aree sociali medio basse per correggere la crescita esponenziale delle diseguaglianze che si è realizzata nell’ultimo quarto di secolo.
Negli ultimi mesi lo scenario europeo ha avuto un’evoluzione positiva. La nuova Commissione dell’unione europea sembra spostare il baricentro dalla rigidità delle regole alla priorità di un Piano di investimenti Europeo e il programma di acquisti di titoli pubblici lanciato dalla BCE accentua la politica monetaria espansiva non convenzionale, creando le premesse per una maggiore stabilità del costo della provvista del debito pubblico e del quadro di finanza pubblica dei Paesi dell’Eurozona.
Il Comitato esecutivo della Cisl è convinto che la condizione per assicurare una crescita duratura , che potrà trarre vantaggio anche dalla riduzione del prezzo del greggio, resti però legata al completamento delle riforme strutturali e all’attuazione di politiche fiscali più espansive, per favorire la crescita dell’occupazione e sostenere la domanda aggregata per consumi ed investimenti.
Il Semestre europeo a guida italiana ha cambiato gli equilibri della politica europea ma occorre ora superare il Fiscal compact, introdurre gli Eurobond per la gestione della quota dei debiti sovrani eccedenti il 60% del PIL, finanziare un Piano Europeo di investimenti per un valore di almeno 1.000 miliardi di euro nel triennio 2015/2107. Dopo sette anni di crisi c’è bisogno di risposte certe ed immediate, perché la gravità della situazione economica e della disoccupazione e il pericolo di una stagnazione di lunga durata rischiano di lacerare la coesione sociale, e di scatenare conflitti sociali crescenti, instabilità politica, crisi della stessa democrazia.
Il terrorismo fondamentalista, culminato con i tragici fatti di Parigi dal 7 all’11 gennaio, non si combatte con gli scontri di Religione ma con un nuovo profilo della globalizzazione, che deve sostanziarsi in una integrazione dei valori di rispetto e di tolleranza, attraverso, il consolidamento della democrazia, che non si esporta generando ulteriori conflitti, l’affermazione di un nuovo sistema di governance mondiale ed il rafforzamento delle regole che nella comunità internazionale garantiscano la convivenza tra fedi, culture e tradizioni diverse.
Il Comitato esecutivo della Cisl deplora le campagne politiche avviate dai movimenti nazionalisti e xenofobi ed impegna l’organizzazione ad avviare il più ampio dibattito e confronto fra le lavoratrici ed i lavoratori sui temi dell’accoglienza, dell’integrazione, della collaborazione fra i popoli, della solidarietà, della questione migratoria.
L’assenza di una governance globale chiama in causa anche l’Europa e la sua latitanza politica nello scenario internazionale. Occorre accelerare l’Unione politica europea, dotando l’Europa di una propria autonoma politica estera. Sul fronte economico occorre integrare le politiche fiscali, rivitalizzare l’ottica della solidarietà concreta, per trasformarla in forza, anche economica.
Per quanto riguarda la politica economica nazionale è necessario far ripartire l’economia a tassi decisamente superiori a quelli indicati dal Governo nell’ultima Nota di aggiornamento del Def.
Il Comitato esecutivo della Cisl impegna la Segreteria a continuare il lavoro di questi mesi, incalzando il Governo, con emendamenti e proposte alternative, nel merito della sua impostazione di politica economica e sociale e dei singoli provvedimenti che la concretizzano, nei tavoli sia ufficiali, sia informali.
Sul Job Act la volontà di incentivare il ritorno alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato rappresenta una svolta importante in un mercato del lavoro ad alto indice di precarietà, soprattutto, giovanile. Occorre ora completare il percorso, attraverso il Decreto attuativo in via di definizione, con la soppressione di tutte le forme contrattuali precarie, come richiesto con forza dalla CISL.
Il Comitato esecutivo della Cisl impegna l’organizzazione a presidiare la riforma degli ammortizzatori sociali, per realizzare la prospettiva di una loro estensione universale a tutti i settori merceologici e a tutte le classi dimensionali di imprese sia in costanza di rapporto di lavoro ( Cassa integrazione ordinaria e straordinaria e Fondi di solidarietà ) sia in caso di disoccupazione.
Sulla disciplina dei licenziamenti individuali – nonostante le inauspicate modifiche legislative intervenute – l’azione della Cisl ha contribuito a:
– respingere emendamenti deflagranti, quali la cosiddetta clausola di ” opting out ” che avrebbe consentito al datore di lavoro, in presenza di un licenziamento disciplinare riconosciuto illegittimo dal giudice, di optare per un risarcimento economico maggiorato senza procedere alla reintegrazione del lavoratore;
– evitare l’introduzione della fattispecie del licenziamento per scarso rendimento, rafforzando invece in presenza di licenziamenti, la procedura preventiva di conciliazione, integrata nelle tutele della NASPI e dei percorsi di riqualificazione professionale e di ricollocazione in nuovi lavori attraverso i contratti di reinserimento
Sulle questioni ancora aperte, che saranno affrontate dai Decreti attuativi in corso d’opera, il Comitato esecutivo auspica che il Governo accolga gli emendamenti presentati dalla Cisl:
– l’estensione della reintegrazione, per nullità del licenziamento in quanto discriminatorio, ai lavoratori delle imprese sotto i 16 dipendenti ed ai dirigenti;
– l’eliminazione della convenienza per il datore di lavoro ad assumere con incentivi e poi licenziare;
– la valorizzazione dei codici disciplinari definiti dalla contrattazione collettiva nei licenziamenti per giustificato motivo soggettivo e per giusta causa;
– l’estensione ai nuovi assunti con contratti a tutele crescenti (che godono della conciliazione agevolata) delle procedure di conciliazione obbligatoria presso le DTI con diritto alla nuova ASPI ed al percorso di ricollocazione lavorativa;
– l’incentivazione della conciliazione agevolata ed estensione della NASPI e delle procedure di ricollocazione al lavoratore che accetta l’offerta economica;
– il computo dell’anzianità negli appalti considerando la “Mobilità infragruppo”;
– l’esclusione dei licenziamenti collettivi dal Decreto applicativo perché incompatibili con la Legge delega;
– l’estensione universale del nuovo istituto della ricollocazione, in una logica coerente di flexsecurity, a tutte le fattispecie di licenziamenti, esclusi quelli per giusta causa.

Il Comitato esecutivo della Cisl approva l’iniziativa di presentare un progetto di legge delega di iniziativa popolare che spinga il Governo ad adottare una riforma del sistema fiscale per:
– far crescere il Paese, sostenendo il lavoro e i consumi;
– dare più risorse a chi lavora, ai pensionati e alle aree sociali medio basse;
– garantire i servizi ai cittadini, senza ricorrere all’aumento della fiscalità locale;
– valorizzare la lotta all’evasione fiscale a livello nazionale e locale;
– realizzare una grande operazione redistributiva di ricchezza e di reddito a favore delle aree sociali medio – basse per correggere la crescita esponenziale delle diseguaglianze che si è realizzata nell’ultimo quarto di secolo.
L’inammissibilità del quesito referendario per la cancellazione della legge Fornero sulla previdenza non vanifica la necessità di rivedere le regole del sistema pensionistico.
Il Governo deve avviare quanto prima il confronto con le Parti sociali per trovare un nuovo equilibrio fra la sostenibilità finanziaria e la sostenibilità sociale del sistema previdenziale, riscrivendo un nuovo Patto fra le generazioni, per i giovani, per il lavoro e per una previdenza più equa e sostenibile.
E’ indispensabile reintrodurre meccanismi di flessibilità nell’accesso alla pensione per rispondere alle esigenze di vita delle persone, ai problemi del lavoro più faticoso e pesante e ai cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi, consentendo ai lavoratori e alle lavoratrici di scegliere liberamente il momento di uscita dal lavoro.
E’ indispensabile garantire il diritto dei pensionati a godere della giusta pensione, oggi compromesso da leggi che limitano a 3 anni il termine entro il quale chiedere il ricalcolo della pensione qualora, dopo la liquidazione, ci si accorga della mancanza di periodi contributivi o di errori dell’INPS nella determinazione dell’assegno. Vanno migliorate le pensioni di reversibilità a fronte di effettive condizioni di disagio economico che si manifestino in caso di premorienza con figli a carico. Il potere di acquisto delle pensioni in essere va tutelato, sia rimuovendo le attuali limitazioni sulla perequazione al costo della vita per le pensioni di importo superiore a tre volte il trattamento minimo, sia tramite la riduzione del carico fiscale che grava su di esse.
Bisogna rendere di fatto obbligatoria la previdenza complementare, specie per i lavoratori più giovani, favorendo tramite i contratti collettivi di lavoro l’adesione generalizzata dei lavoratori ai fondi pensione, nella forma della destinazione obbligatoria del contributo contrattuale posto a carico del datore di lavoro.
Il Comitato esecutivo della Cisl, impegna la Segreteria a portare in approvazione al prossimo Consiglio generale i documenti su fisco e previdenza al fine di iniziare, a livello nazionale e locale, la necessaria campagna informativa di diffusione dell’iniziativa fra i lavoratori, le lavoratrici e i cittadini, realizzando le opportune alleanze con la società civile, i partiti e le istituzioni per concretizzare gli obiettivi contenuti nelle proposte.
Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, gli effetti della prolungata stagnazione dell’economia, la situazione di deflazione e il venir meno della leva fiscale a beneficio della contrattazione di secondo livello indicano la necessità di avviare una riflessione con le altre organizzazioni sindacali e le associazioni di rappresentanza datoriale per pervenire alla definizione di un nuovo modello contrattuale.