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Stabilizzazione precari. In Sicilia rimane l’emergenza




La Cisl Sicilia chiede a Crocetta di aprire subito un confronto con Sindacati e Governo Letta per definire un progetto pluriennale che affronti la specificità siciliana.

 

Intervista su blogsicilia.it
di Manlio Viola
 
“Il decreto legge di riforma della pubblica amministrazione, nella parte in cui si occupa di precariato, risponde ad esigenze totalmente diverse da quelle siciliane. Se applicato nell’isola domattina causerebbe il licenziamento, a scadenza di oltre il 60% dei 22 mila precari dell’amministrazione”. E’ fortemente preoccupato Maurizio Bernava, leader della Cisl in Sicilia, all’indomani del decreto del Ministro Gianpiero D’Alia che in Sicilia tutto sembra tranne che “salva precari”. “Non potevamo certo attenderci che fosse Roma a risolvere anni di storture delle amministrazioni locali siciliane – dice Bernava a BlogSicilia – il governo nazionale non può che imporre nuovi ed ulteriori vincoli come ha fatto ieri sera. Tocca alla Regione affrontare la specificità siciliana che si configura come una emergenza crescente”. Per Bernava ci sono colpe da addebitare alle amministrazioni degli ultimi 25 anni, ma sbaglia chi vuole scaricare su Roma la soluzione che deve, invece, venire dalla Regione ”Mi auguro che domani non cominci il balletto di “Roma ladrona”, “Sicilia tradita” e così via attraverso tutti i luoghi comuni a cui abbiamo assistito per anni. Non è più tempo di propaganda, occorre passare ai fatti ed alle soluzioni”. Poi, a domanda, snocciola dati sulla situazione del precariato siciliano “Fra Regione e soprattutto Enti Locali, nell’isola ci sono 22 mila precari. poco più di 14 mila sono precari storici, alcuni lo sono da 25 anni, la maggior parte da 15. ci sono poi circa 8000 precari recenti. Questi ultimi, secondo il decreto D’Alia, sarebbero già condannati. Ma la situazione non sarebbe migliore per gli altri. La riserva del 50% nei concorsi in Sicilia è una burla. I Comuni non hanno la pianta organica definita e quasi nessuno è in regola coi vincoli finanziari. inoltre non ci sono posizioni concorsuali aperte. In sintesi forse si potrebbero salvare un terzio dei 22 mila, ma è un conto ottimistico”. Dunque il decreto D’Alia è una condanna senza appello? “Ripeto, non si può scaricare su Roma la responsabilità. Sono mesi che indichiamo, inascoltati, il percorso da intraprendere”. Il segretario generale della Cisl siciliana ha le idee chiare sui prossimi passi da farsi entro due mesi: “Il governo regionale dovrà varare una sua legge perché sul personale ha potestà legislativa. per farlo deve avviare un doppio confronto utile anche a reperire le risorse. Da un lato deve confrontarsi con il sindacato ed avviare un lavoro serio di censimento ente per ente, tagliando le spese inutili ed improduttive e destinando le risorse liberate proprio alla stabilizzazione dei precari. Dopo avere definito questo piano e i suoi tempi di attuazione, che io valuto in circa due anni, deve presentarsi a Roma con le carte in regola mostrando il suo pianto e il disegno di legge che serva per attuarlo e chiedere al governo nazionale una proroga straordinaria biennale per l’attuazione progressiva del piano di stabilizzazione”. La palla, dunque, secondo il sindacato passa ora alla Regioneche deve operare “velocemente e con serietà, senza cedere al populismo ed alla tentazione dei proclami e degli scontri, assumendosi la responsabilità di una rivoluzione vera che ci permetta di uscire dalla stagione del precariato evitando di proseguire sulla strada del massacro sociale attualmente in corso.